Il Fascismo, il petrolchimico e i profughi albanesi
Il 2 gennaio 1927 Brindisi divenne capoluogo di provincia; la città acquisì nuove memorie quali il Monumento ai Caduti e il Monumento nazionale al Marinaio d’Italia (1933). Si apre a nuovi linguaggi architettonici col Collegio Navale, la Stazione Marittima e la Caserma dei Carabinieri. All’attività portuale si affiancò quella legata al mezzo aereo; nel 1926 si avviò l’attività commerciale dell’idroscalo e nel 1934 quella dell’aeroporto di Brindisi Casale. Il re Vittorio Emanuele III e il capo del Governo Pietro Badoglio si stabilirono in Brindisi dal 10 settembre 1943 sino al 14 febbraio 1944. Durante la seconda guerra mondiale Brindisi subì pesanti bombardamenti aerei che danneggiarono gran parte del patrimonio residenziale e monumentale.
Con la costruzione di un importante petrolchimico, funzionante dal 1962, si è in parte rimediato al disagio economico del dopoguerra dovuto, soprattutto, alla interruzione dei traffici con il Levante e l’Albania; nel 1977 l’esplosione dell’impianto cracking, che provocò la morte di tre persone e il ferimento di altre ventiquattro, determinò la ridefinizione complessiva del complesso. La nostra recente storia è caratterizzata dagli arrivi in massa, con le maggiori concentrazioni nel 1991 e nel 1997, di migliaia di profughi albanesi alla ricerca di nuove prospettive di lavoro e di vita.